All’Italia piace un bravo ragazzo della porta accanto

Pistoia si trova nel centro della Toscana, la gemma di una città salutata come la sorella minore di Firenze, a circa 30 chilometri di distanza, con un centro perfettamente conservato di mura medievali e palazzi rinascimentali. Per più di sette decenni Pistoia è stata costantemente governata da sinistra.

Dalla caduta del fascismo nel 1944, solo persone del KPI e successivamente dei suoi partiti successori sono state al municipio. Solo brevemente un socialista salì al trono comunista negli anni ’40.

C’era stato fino al 2017. Fu allora che per la prima volta votò la destra – e nemmeno un moderato: Alessandro Tomasi è stato attivo a destra sin dalla giovinezza ed è ora membro dei “Fratelli d’Italia”, un catino del fascismo e della nostalgia neofascista. , che nel simbolo del partito, il fuoco verde bianco e rosso, riconosce il passato e il presente nero.

La prossima settimana potrebbero mettere la prima donna alla carica di presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Un foglietto elettorale in campo rosso? Quasi impossibile. A giugno è stato rieletto, questa volta con una sola votazione, l’ormai 43enne sindaco Alessandro Tomasi.

“Pistoia non è una vera città”

Matteo Giusti (PD), Consigliere Comunale

E Pistoia non è un caso isolato. A poco a poco, la cintura rosso acceso dell’Italia è cambiata in verde (Lega), blu (Forza Italia) e nera negli ultimi anni. Va a destra.

Ancora insistendo Matteo Giusti: “Pistoia non è una vera città”. Il 32enne consigliere comunale, membro del PD socialdemocratico, ha appena avuto un grande successo. I nuovi arrivati ​​politici, nonostante la vasta esperienza nel volontariato e nel lavoro sociale, ricevettero immediatamente i voti più personali e furono così autorizzati a presiedere le sessioni costituenti del parlamento municipale.

Matteo Giusti, neoeletto consigliere a Pistoia, appartiene al partito socialdemocratico Partito Democratico (PD).
© Foto: privato

Il sindaco, ha detto Giusti, è riuscito in questi cinque anni a non essere più percepito come un uomo di destra, ma come un “bravo ragazzo”, come il bravo ragazzo della porta accanto. Questo non avrebbe mai funzionato senza il supporto del registro dei cittadini, “che era una questione di centrosinistra”. Cosa succede?

Cinque anni fa, dice Giusti, le turbolenze di sinistra a Roma ebbero ripercussioni anche locali: nel 2016 Matteo Renzi, lui stesso toscano e uno dei leader meno popolari del partito, doveva diventare presidente del Consiglio dopo l’apparente fallimento della riforma costituzionale e il l’anno successivo da presidente del PD rassegna le dimissioni.

Questa volta, secondo Giusti, molti pistoiesi si dicevano: “Beh, Tomasi non è poi così male come sindaco”. Quindi la normalizzazione, il nuovo diritto di ammissibilità anche in Italia? “Certo, a destra non è cambiato. Aveva pulito le strade e i giardini. Ma nelle politiche sociali puoi vedere dove si trova. Non è successo niente lì”.

“La persona è più importante della festa”

Lo stesso sindaco Tomasi ha rifiutato di parlare ai giornali berlinesi delle ragioni del suo successo. Il suo portavoce non può che guadagnare così tanto: in città “la persona è più importante del partito”.

E nel suo caso, come scritto nel CV di Tomasi, l’immagine di bravo ragazzo era quasi perfetta: nato a Pistoia e lì abitava, andava a Firenze solo per studiare politica, lavorava come artigiano, sposato, due figli. Non puoi nemmeno biasimarlo per la politica di genere: il suo governo municipale è composto da quattro donne e quattro uomini.

La misura in cui l’Italia ora vede le persone piuttosto che i partiti dietro di essa può anche essere il risultato di un sistema elettorale sempre più autoritario che ha dato alla leadership di partito un maggiore controllo sulla composizione delle liste. Il fatto che i cittadini possano dire solo sì e no ai propri superiori accresce la disillusione del partito, allargando il divario tra società e – istituzionalmente – politica.

Lo stesso PD Giusti è una testimonianza del valore della vicinanza alle persone e alla persona: dice di ottenere l’80 per cento dei suoi voti nella parte rurale della città dove vive e dove è noto il suo lavoro nei servizi sociali di volontariato.

Per le prossime elezioni, quindi, ha fatto affidamento su cinque o sei giovani compagni del campo della sinistra verde, che conoscevano le vecchie faide e le battaglie del campo solo dalle voci. E Tomasi, l’uomo di Fratelli d’Italia, non aveva più niente da offrire. Il programma “Fratelli d’Italia” non affronta il clima e la povertà. Ma le risposte servono disperatamente: “Le prossime elezioni non si vincono con parchi puliti e strade asfaltate lisce, ma qui”.

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Calvina Fontana

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