L’Italia e l’istruzione: l’insegnante di italiano licenziato dice che giustificherà 20 anni di non lavoro

L’immagine di Getty
Le sue ragioni per essere assente dal lavoro erano la malattia e problemi familiari e personali

Un insegnante licenziato dall’Italia, che è stato assente dal lavoro per 20 dei suoi 24 anni di lavoro in una scuola vicino a Venezia, ha promesso di raccontare la sua versione della storia.

Cynthia Paolina De Lio è stata licenziata nel 2017 quando è tornata al lavoro per quattro mesi, scatenando una raffica di denunce.

La Suprema Corte di Cassazione ha confermato che il licenziamento è stato pronunciato dopo un apparente contenzioso, affermando che la sua assenza dal lavoro “dimostra un’inabilità permanente e assoluta”.

De Lio era insoddisfatto del verdetto e ha detto che avrebbe “detto la verità”.

Il professore di storia e filosofia del liceo sostiene anche di avere documenti che confermano le sue parole.

“Racconterò la verità basata sui fatti per questa storia unica e vera”, ha detto a Repubblica di Roma.

Ha aggiunto di non aver risposto alle domande dei giornalisti che non hanno presentato la sua versione della storia.

Per decisione di un giudice di Venezia, De Lio è stato reintegrato nel 2018, ma il Ministero dell’Istruzione ha presentato ricorso, portando il caso a passare alla Corte Suprema d’Appello a metà giugno.

Il ministero ha detto che l’insegnante non era stato in classe per 20 dei 24 anni.

Per i primi 10 anni è stato completamente assente, e per i successivi 14 anni ha avuto vari motivi tra cui malattie, problemi personali e familiari.

Al tribunale è stata presentata la testimonianza di uno studente del comune di Chioggi, non lontano da Venezia, secondo il quale per quattro mesi nel 2015 non era pronto per le lezioni, non si era portato i libri di testo e lo aveva “arbitrariamente” classificato.

L’ispettorato dell’istruzione in seguito ha stabilito che era “impreparata” e “negligente”, e la studentessa si è rifiutata di partecipare alle lezioni perché, hanno detto, guardava costantemente il suo telefono.

Il suo licenziamento nel 2017 si è trasformato in una battaglia giudiziaria piena di azioni legali e domande riconvenzionali prima che il caso finisse alla Corte Suprema.

Il tribunale ha respinto la sua difesa che si trattava di “libertà di insegnamento”, affermando che era responsabilità degli insegnanti garantire il diritto all’istruzione degli studenti.

Descrivendosi come giornalista freelance, ha detto ai media italiani di avere documenti che smentiscono le affermazioni che era stato assente per 20 anni.

Il ministero dell’Istruzione ha annunciato che in futuro “cercherà di avere un professionista adatto a guidare la classe”.


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Daniele Folliero

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