Mondiali 2022: la miglior difesa dei Mondiali, la maledizione “spezzata” dell’Africa e l’Italia degli anni ’90 che vive il Marocco
Mondiali 2022: la coincidenza si ripete, cessa di essere coincidenza, ma abilità. Quello Marocco è una squadra di Coppa del Mondo.
Il soldato Walid Regraghi ha fatto l’impossibile. Quello che nessun paese africano, nemmeno un paese del mondo arabo, ha mai immaginato: raggiungere le semifinali coppa del mondo FIFA per la prima volta.
Solo il Ghana è arrivato a pochi secondi dall’impresa, ma Asamoah Gyan ha sbagliato un rigore nei quarti di finale del 2010 contro l’Uruguay in Sud Africa.
Ma altre società, con un’enfasi sulla difesa, ce l’hanno fatta. Ha battuto il Belgio nella fase a gironi, pareggiato 0-0 con la Croazia di Modric, battuto ai rigori la Spagna di Luis Enrique e scritto l’epilogo della carriera di Cristiano con la nazionale portoghese.
E tutto questo, con una difesa fatta di anima, acciaio e maestria.
Coppa del Mondo 2022: La famosa linea Reggae
Il Marocco non ha subito gol su azione, con l’unico autogol subito nella partita del girone contro il Canada, essendo un autogol.
La miglior difesa del Mondiale non può mancare dalle semifinali e anzi con lo stile introdotto dal cosiddetto “Guardiola africano”, Walid Regraghi.
La linea Mazinot, una battaglia difensiva tedesca fallita dai francesi durante la loro avanzata su Parigi, è meglio conosciuta per essere passata alla storia per la sua inefficacia. Non aveva niente a che fare con la linea Regraggi, che i futuri storici ricorderanno come una tattica difensiva calcistica indistruttibile.
Di questo ovviamente ne è responsabile anche l’epico Yassin Bono, che con il suo caratteristico sorriso ha fermato ogni tentativo dell’avversario.
Il 5-4-1 o 4-5-1, che si configura in base alla versatile posizione di Ayseddin Unahi. Il centrocampista marocchino, che a gennaio dovrebbe trasferirsi nel club più grande d’Europa, è l’asso nascosto del suo allenatore. A volte da centrocampista centrale, a volte da centrocampista destro e a volte da difensore, dirotta ogni avversario.
La grande Italia degli anni ’90 “viveva” attraverso il Marocco
In un Mondiale in cui il portiere “parla” (Livakovic, Bono, Martines), la difesa è il fattore che porta alla fine la squadra che lo serve.
Qualcosa è successo con il Marocco, che ha incarnato le caratteristiche italiane dei primi anni ’90 con la difesa – cemento armato e controfuoco con Ziges, Hakimi, Sabiri e Boufal che vanno come navette in area.
L’Italia Baggio e Donandoni potrebbero non aver ancora vinto la Coppa del Mondo, ma il Marocco di questi improbabili ragazzi non ha idea di dove si fermeranno ora.
Infatti, fintanto che il mondo arabo si schiererà con uno dei loro paesi, la squadra di Regraghi tornerà a giocare la semifinale in casa.
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