L’Italia non può controllare le navi di soccorso senza motivo

Nave di salvataggio penyelamat di Sea-Watch

Affinché le autorità possano localizzare la nave di salvataggio, devono esserci prove affidabili, ha deciso la Corte di giustizia.

(Foto: AP)

Lussemburgo Secondo la sentenza della Corte di giustizia europea, le autorità italiane non sono autorizzate a ispezionare navi di soccorso come quelle dell’organizzazione umanitaria tedesca Sea-Watch nei loro porti senza alcuna indicazione di pericolo. I giudici hanno stabilito lunedì a Lussemburgo che le norme dell’UE sul controllo dello Stato di approdo si applicano anche alle navi appartenenti a organizzazioni umanitarie.

Per le ispezioni, le autorità devono dimostrare in dettaglio “che esiste un’indicazione attendibile di un rischio per la salute, la sicurezza, le condizioni di lavoro a bordo o l’ambiente”. Il numero delle persone a bordo da sole – le navi di soccorso spesso si dirigono verso porti con centinaia di rifugiati e migranti – non è di per sé motivo di revisione.

La Corte di giustizia sottolinea che il diritto internazionale prevede l’obbligo di assistere le persone in pericolo in mare. Le persone che si trovano a bordo dopo un’operazione di salvataggio dovrebbero essere escluse dai controlli di sicurezza. “Il numero di persone a bordo, anche se ben al di sopra del numero consentito, non può essere di per sé una giustificazione per le ispezioni”, ha affermato la Corte di giustizia. Tuttavia, dopo lo sbarco salvato, lo stato di approdo è stato autorizzato a ispezionare la nave.

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Fiore Greco

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