Libertà di stampa in Italia: Il clima difficile per i giornalisti in Italia

L’Unione Europea e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella osservano con grande preoccupazione l’evoluzione del settore dei media sotto il governo di Giorgia Meloni.

Domenico Straub

25 luglio 2024 – 16:11



L’emittente statale Rai viene spesso chiamata “Telemeloni” a causa della sua parzialità a favore del governo. Ha suscitato particolare indignazione quando l’emittente pubblica ha trasmesso un documentario sulle tradizioni rurali italiane mentre tutti gli altri canali di informazione hanno riferito del secondo turno delle elezioni parlamentari francesi, in cui il Rassemblement National di Marine Le Pen non ha ottenuto la maggioranza assoluta. Il fatto che la Le Pen abbia perso non è una buona notizia per il premier Meloni e quindi non sembra essere una notizia importante per l’emittente.

A causa di tali incidenti, sempre meno italiani hanno preso sul serio i programmi e le notizie politiche della Rai. Preferiscono istituti di radiodiffusione privati ​​indipendenti.

Attacco al giornalista della Stampa

La sincronizzazione della Rai da parte dei governi di destra è stata un punto chiave di critica nel rapporto della Commissione UE sullo stato di diritto negli Stati membri, pubblicato mercoledì. Bruxelles ha citato anche altri aspetti che mettono in pericolo la libertà di stampa in Italia: i giornalisti critici sono intimiditi dalle cause legali, la violenza contro i rappresentanti della stampa è in aumento e si sta preparando una legislazione per limitare la libertà dei media. Lo stesso giorno, il presidente italiano Sergio Mattarella ha detto ai corrispondenti parlamentari che qualsiasi attacco ai giornalisti o alla libertà di stampa era un “atto sovversivo contro la Repubblica”. Si riferiva all’aggressione fisica subita una settimana fa da un giornalista del quotidiano torinese La Stampa. Il giornalista era stato picchiato da membri dell’organizzazione postfascista Casa Pound. Li aveva precedentemente osservati cantare inni al dittatore Mussolini. Il premier Meloni ha condannato l’attentato. Ma il giorno dopo, il presidente del Senato Ignazio La Russa, che come Meloni è membro di Fratelli d’Italia, ha messo l’incidente in prospettiva: la vittima non si è identificata come giornalista neofascista, ha spiegato La Russa. Ma i giornalisti non hanno bisogno di farlo.

Il clima per i giornalisti è indubbiamente peggiorato sotto l’amministrazione Meloni. Ma accusare il governo di intimidazione attraverso la minaccia di azioni legali sembra esagerato. Le cause contro i giornalisti sono state poche, solo due intentate dalla Meloni, e risalgono a prima della sua elezione: ha querelato lo scrittore Roberto Saviano perché lo chiamava “figlio di puttana” e un altro giornalista perché lo chiamava “figlio di puttana”. di puttana” e un altro giornalista perché lo chiamava “figlio di puttana”. Non ho nemmeno visto il piccolo proprietario alto 120 centimetri che nemmeno avevo visto.” Il giornalista è stato recentemente condannato per body shaming.


Critiche eccessive

Anche l’eccitazione attorno alla legge, che l’opposizione ha bollato come “legge museruola”, sembra essere eccessiva. Pertanto, ai media non è più consentito citare integralmente e parola per parola il fascicolo dell’indagine. La “legge museruola” è stata proposta dalla stessa UE per frenare il sensazionalismo mediatico italiano. Una notizia spaventosa è che il principio della presunzione di innocenza viene spesso violato da persone che attualmente sono solo sottoposte ad esame.



Sull’allineamento della Rai, la torinese Stampa, critica verso il governo, è più rilassata di Bruxelles: «Negli ultimi 30 anni abbiamo avuto dodici capi di governo: Berlusconi, Dini, Prodi, D’Alema , Amato, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte, Draghi e Meloni. E nessuno di loro, nessuno, dopo aver ripulito la situazione e aperto la strada alla tirannia, ha vinto le prossime elezioni”.

Calvina Fontana

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