Gikas Majorkinis ha parlato della necessità di una “maggiore vigilanza” in merito al “vaiolo delle scimmie” e all’individuazione di casi nei paesi dell’Unione europea.
Si è notato che il primo caso è stato riscontrato in Italia, in un giovane che si trovava in vacanza alle Isole Canarie.
Secondo il professore di Epidemiologia, anche dopo l’individuazione di casi in Portogallo e Spagna, ci sono tre punti di epidemiologia che richiedono attenzione. In un post di solito afferma che:
Per quanto riguarda la diffusione del virus del vaiolo delle scimmie, abbiamo almeno 3 punti di interesse epidemiologico:
1) dati raccolti sulla trasmissione prolungata tra esseri umani e non umani da animali infetti (come abbiamo visto in passato)
2) per la prima volta nella storia vediamo diffondersi in più di un paese europeo
3) i casi non sono tutti direttamente correlati tra loro, quindi deve esserci un portatore non diagnosticato (asintomatico?) della malattia.
Come fa notare, “in ogni caso non si tratta di un’epidemia come sappiamo di questo virus e ci siamo abituati, e quindi è importante pensare fuori dagli schemi, in quanto è possibile notare cambiamenti significativi nel comportamento di il virus, con conseguente ridotta immunità al vaccino contro il vaiolo.
“Senza credere che ci sia un motivo di preoccupazione diretta, direi che i dati indicano la necessità di una maggiore vigilanza”.
Nel frattempo, i medici dell’Ospedale delle Malattie Infettive di Roma Lazaro Spalanzani hanno diagnosticato il primo caso di vaiolo in Italia.
Si trattava di un giovane, che era appena tornato in campagna dopo una vacanza alle Isole Canarie. Il paziente è stato ricoverato in ospedale nella capitale italiana, è in isolamento e il suo stato di salute generale in questa fase non desta molta preoccupazione. Le autorità stanno lavorando per avvisare chiunque sia entrato in contatto con il giovane nei giorni precedenti alla diagnosi della malattia.
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