I politici italiani hanno impiegato molto tempo per eleggere un nuovo Presidente della Repubblica, troppi, se si vuole seguire l’opinione prevalente nei commenti sui giornali e in piazza. La quarta votazione ha prodotto anche “fumo nero”, come si dice in Italia, come se queste elezioni fossero un conclave. Anche i riti ei giochi ricordano Bisanzio.
Al quarto turno potrebbe effettivamente verificarsi una svolta: il quorum elettorale che era di due terzi nei primi tre turni, ovvero 673 su 1.009 voti della giuria dei “grandi elettori”, è sceso a 505, la maggioranza assoluta. Ma non trovarono un nome adatto neanche per questo i senatori, i deputati ei delegati delle regioni nella loro riunione congiunta al romano palazzo Montecitorio. Quello di destra si è astenuto perché non voleva svelare il suo turbamento interiore; Linken e Cinque Stelle erano vuoti, come la maggior parte di loro aveva fatto nei primi giorni. Ma non tutti: c’è chi sceglie nomi di fantasia, per esempio qualcuno per Dino Zoff, l’ex portiere della nazionale di calcio.
Ci sono sempre battute come questa. Ma questa volta nessuno voleva ridere. Minaccia di guerra a est, pandemia in corso, inflazione, alto debito nazionale. E la politica italiana, scriveva il quotidiano milanese Corriere della Sera, agendo come se lo stato fosse capace di questa posizione surreale. Del resto tutti sanno da tempo che un successore del Capo dello Stato Sergio Mattarella, il cui mandato è in scadenza di sette anni, deve essere nominato entro la fine di gennaio. Le critiche all’establishment politico sono dure e appropriate. Tuttavia, va detto che anche i media svolgono un ruolo nel teatro. Le emittenti televisive italiane riportano quasi sempre – in diretta. E si rivolgono costantemente alla loro folla congelata di cronisti in attesa, che ricevono citazioni da tutti i politici di spicco a metà strada dal palazzo o dal Bar Giolitti della porta accanto e si scontrano nel processo. Raramente è qualcosa di rilevante, anche le valutazioni sono basse. Le bolle si autoregolano.
In preda alla disperazione, potrebbe essere rieletto anche Sergio Mattarella
Ci sono due ragioni oggettive per cui questa scelta è complicata. In primo luogo, il Parlamento è più frammentato che mai. Nessuno dei due campi è abbastanza grande da costringere un candidato dall’altra parte. In secondo luogo, le elezioni presidenziali questa volta sono strettamente legate al destino del Primo Ministro. Mario Draghi è un candidato silenzioso alla presidenza. Se verrà eletto, il Paese avrà bisogno di un nuovo Primo Ministro. Se non viene eletto, sarà indebolito. Si vocifera addirittura che Draghi potrebbe ritirarsi del tutto se non fosse eletto Capo di Stato. Le ha fatto subito negare.
Draghi può essere popolare tra la gente e all’estero, ma nel mondo dei partiti italiani ha solo una lobby debole – in tutte e lungo la loro gerarchia. Ci sono leader di partito che possono solo sopportare il fatto che un funzionario sostituito senza appartenenza al partito mette tutti sotto la copertura della sua fama e prestigio internazionale. Se credi agli articoli che sono ampiamente discussi nei piccoli giornali Il Foglio, alcuni lo accusavano di comportarsi come un capo, un tocco condiscendente. Se diventa presidente, questi leader temono che il sistema politico de facto del Paese cambi: il parlamento italiano diventerà una sorta di semipresidenzialismo, respingendo Draghi. Non ci sono prove per questo. Ma l’interpretazione è nel mondo di oggi. All’elezione di Draghi si oppongono anche i legislatori che temono che possa portare alla caduta del governo e alle elezioni anticipate. Quasi nessuno lo vuole.
Draghi resta comunque il favorito per la presidenza. Ma quanto è grande la garanzia e quando sarà pronta? In teoria, il voto potrebbe continuare all’infinito.
Hak ora insiste su un candidato di compromesso “con un’elevata reputazione istituzionale” per non avere una figura qualificata nelle sue fila. Le parole sono volutamente sfocate in modo che possano essere ampiamente negoziate. Oltre a Draghi, l’ex presidente del Parlamento Pier Ferdinando Casini, l’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato e forse l’ex giudice costituzionale Sabino Cassese, 86 anni, anche il capo dei servizi segreti Elisabetta Belloni e il ministro della Giustizia Marta Cartabia hanno una chance. Se tutte le trattative falliscono, è anche possibile che il corpo elettorale rielegga Sergio Mattarella, anche se chiaramente non lo vuole. Per disperazione, anche un po’ di te stesso.
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