Sono stati accusati, tra l’altro, anche gli enti pubblici di certificazione.
Quello Carabinieri del NAS Parma , nell’ambito di una complessa indagine coordinata dalla Procura di Piacenza, ha proceduto al rinvio a giudizio di 12 persone e di due aziende vinicole situate nella provincia di Piacenza. Si tratta di titolari, dipendenti e liberi professionisti di due aziende vinicole e di tre funzionari pubblici aderenti all’organismo di certificazione della qualità del vino.
Secondo quanto accertato dai carabinieri del Nas, presso una delle due cantine sono stati adulterati circa 2.200 ettolitri nel 2021 e 1.500 ettolitri nel 2022, mentre gli altri vini Dop sono stati miscelati con vini generici e poi commercializzati, ottenendo profitti ingiustificati di circa 400mila euro. euro.
Dall’indagine, iniziata nel 2020, sono scaturite accuse, tra l’altro, di falsificazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine, falsa fissazione di prezzi e acquisto di uve e lotti di vino senza documenti fiscali, falsificazione di elenchi elettronici di cantine e certificazione falsa, da parte dei pubblici ufficiali incaricati di certificare l’idoneità del vino. Il direttore dell’azienda di certificazione è stato licenziato e due tecnici sono stati sollevati dall’incarico perché l’azienda stessa ha partecipato all’indagine.
È noto che questa attività illegale era il risultato di un accordo tra gli indagati. Titolari, dipendenti e liberi professionisti di due aziende vitivinicole piacentine, con l’ausilio di tre dipendenti pubblici dell’Ente di certificazione della qualità del vino (società incaricata dall’allora Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, collaboravano per svolgere attività di verifica e controllo relative alla produzione, al confezionamento e alla certificazione designazione originaria), produce, imbottiglia e commercializza vini con traduzione abusiva di denominazione di origine protetta e specialità, in particolare «Colli Piacentini DOP», «Gutturnio DOP», «Ortrugo dei Colli Piacentini DOP».
L’attività investigativa, articolata in attività tecniche (intercettazioni), accertamenti, analisi documentale e attrezzature informatiche, è riuscita a mettere in sicurezza un ingente materiale investigativo e a confiscare ca. 60.000 vini.
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