Il portico della collina della prigione e la fortezza di Agios Athanasios ricevono la prima ondata. In pochi minuti stanno soffocando. Le donne svengono, i bambini rischiano di soffocare. Di fronte a nuovi pericoli, nel cuore della notte inizia un triste esodo verso i villaggi.
In una fila infinita, trentamila persone hanno viaggiato, senza luce e senza speranza, con il panico come unico amico. Da qualche parte si sono voltati per affrontare i fuochi d’artificio della nazione”.
(“L’anno della guerra e dell’occupazione”, Kostas Dafnis, Corfù 1966)
L’8 settembre 1943 L’Italia si arrende incondizionatamente con gli Alleati. Tuttavia, l’ordine che veniva dal Comando dell’Esercito Italiano stabiliva che l’esercito italiano doveva a tutti i costi tenere sotto il loro controllo le isole di Corfù e Cefalonia.
Due giorni dopo arrivò a Corfù il capitano tedesco Wilhelin Spindler e chiese al comandante militare italiano passaggio di potere isola. Ricevendo una risposta negativa dal comandante italiano, le truppe tedesche decisero di occupare Corfù.
mattina 13 settembre Sforzo tedesco sbarcò a Benitses, con bombardamenti aerei paralleli, tuttavia riuscito a respingere. La Luftwaffe continuerà a effettuare numerosi attentati dinamitardi per tutta la giornata, un segno di ciò che accadrà stasera…
Al calare dell’oscurità e al cessare dei bombardamenti tedeschi, segnalando la fine dell’allarme, molti residenti di Corfù hanno lasciato i rifugi per tornare alle loro case. Ma pochi istanti dopo il ruggito di dieci tipi di bombardieri Heinkel 111, diffonde ancora una volta il terrore, ma allo stesso tempo la distruzione assoluta.
Le bombe incendiarie che stavano per sganciare non avrebbero impiegato molto a inghiottire quasi l’intera città di Corfù. Corfù è in fiamme. Nel cuore della notte, l’incendio in città era visibile anche dalla sponda opposta dell’Epiro. All’alba a Stavros, il 14 settembre 1943, l’incendio divampò senza controllo.
Come scrisse Giorgos Athanasenas:
“Alle 7 del mattino l’incendio aveva raggiunto proporzioni orribili. Corfù era solo un mucchio di legna da ardere: tutto bruciava, si frantumava e si trasformava in un cumulo di macerie fumanti e ardenti. Soldati e civili, uomini, donne e bambini, tra il fuoco delle fiamme e soffocante atmosfera, dedicandosi con eroico sacrificio di sé all’opera di soccorso per tirare fuori dalle rovine i coniugi, gli amici, i genitori, gli indifesi”.
L’epilogo dell’occupazione tedesca di Corfù verrà scritto pochi giorni dopo. Mezz’ora dopo la mezzanotte del 23-24 settembre 1943, in una notte senza luna, le truppe tedesche tentarono di sbarcare con successo questa volta nella zona costiera di Halikouna. La loro avanzata verso l’interno dell’isola sarebbe stata fulminea, “rispettando” così la dottrina della Blitzkrieg. Alle quattro del pomeriggio del 25 settembre, a meno di quarantotto ore dall’inizio dello sbarco tedesco, una bandiera bianca fu issata dal governo italiano sulla sommità del Forte Vecchio, e l’immediata resa dell’isola ha avuto luogo. firmato.
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