Perché la democrazia ha bisogno di procedure democratiche

La breve e breve campagna elettorale italiana è iniziata, in un caldo record e poco prima del tradizionale stallo dell’anno italiano, Ferragosto il 15 agosto. Tutte le ruote sono normalmente ferme, ma la campagna inizia col botto e promette emozioni a prima vista.

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Chi è in coalizione con chi, chi non lo è affatto, chi potrebbe concludere un accordo vecchio di pochi giorni? Il fatto che ciò sia dovuto principalmente alla legge elettorale del 2017, che ha praticamente forzato le alleanze anche prima delle elezioni. A causa del necessario accordo sui candidati elettorali, presidenti e partiti sono costretti insieme, spesso non avendo nulla in comune se non l’immagine del loro nemico, cioè l’alleanza avversaria. E, ovviamente, è comprensibile la volontà di occupare quanti più seggi parlamentari possibile.

“Vergogna”, “pervertito”, sì “disgrazia”: il cosiddetto “Rosatellum” del 2017 è una legge elettorale impopolare. Tuttavia, nessuna delle ultime tre amministrazioni legislative ha cambiato la situazione. In questa campagna di mezza estate, tuttavia, la camicia di forza si dimostrò marcatamente antidemocratica.

Mentre la destra sempre più militante e antifascista entra nelle elezioni del 25 settembre, il campo un tempo noto come centrosinistra non è semplicemente diviso: l'”antidestra”, come viene chiamata sempre di più. più commenti, né offre alcuna reale alternativa alla destra.

Il Partito Democratico (PD), che si considera socialdemocratico, ha stretto un’alleanza elettorale con la propria scissione di destra, il partito minore dell’ex leader del PD Renzi e altri ex socialdemocratici. E unisciti anche a loro in modo programmatico.

La socialdemocrazia sostiene i programmi della banca centrale

La parola chiave qui è “l’agenda di Draghi”, l’opaco sottofondo dell’annuncio fatto dal tumultuoso premier nel suo discorso finale al Senato. Il leader del PD Enrico Letta ha fatto tardivamente una campagna per il piccolo Partito dei Verdi italiani e per la “Sinistra Italiana” (“Sinistra italiana”). Si sono uniti a malincuore a lui e al suo centro questo fine settimana.

Il Movimento Cinque Stelle, tra l’altro, su cui scommettevano le masse di elettori di sinistra alle elezioni di cinque anni fa, è stato completamente abbandonato. Motivo? “Assolutamente no con chi ha rovesciato Draghi!” è da settimane il grido di guerra della nondestra.

La cosa preoccupante è che un socialdemocratico – vada? – Il partito non scrive un suo programma, ma copia una di tutte le cose dall’ex banchiere centrale Draghi. Simboleggia anche la distruzione della grande conquista del welfare state di questa legislatura: il reddito di cittadinanza. “Reddito di cittadinanza” è un progetto a cinque stelle. Draghi vuole una revisione, molti temono la fine di questo efficacissimo strumento contro la crescente povertà.

La legge elettorale ha incoraggiato la sinistra ad aprirsi sempre più alla destra nella caccia ai voti. Esito: Stato sociale, ambiente, politiche contro le disuguaglianze non sono più sulla scheda elettorale. Dove non ci sono alternative, la democrazia stessa è minata. Questo nei Paesi fondatori dell’Ue – dove a ottobre il primo presidente del Consiglio antifascista, Georgia Meloni di “Fratelli d’Italia”, ha potuto celebrare i 100 anni della “Marcia su Roma” di Mussolini.

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Calvina Fontana

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