Tra le questioni considerate dai ricercatori c’è la delicata questione della liberalizzazione dei visti per alcuni paesi extraeuropei.
Gli sviluppi del massiccio scandalo del Qatargate che ha scosso l’Europa si stanno muovendo rapidamente man mano che vengono alla luce nuove prove scioccanti. Secondo gli inquirenti belgi, Antonio Panzeri ei suoi colleghi erano in costante contatto per influenzare le pratiche a cui erano interessati, accusati di ricevere fondi dal Qatar e dal Marocco.
Ci hanno provato in tutti i modi possibili. Prima educatamente, poi con più pressioni.” Così l’investigatore belga alle porte del Qatar ha descritto Pierre Antonio Panzeri e soci, come scrive l’italiano sito ilfattoquotidiano. E i ricercatori aggiungono, infatti, che Pancheri e… Co. molto attivi in Parlamento per quanto riguarda i propri archivi. E i loro fascicoli sono quelli che, secondo l’accusa, “amano” davvero il Marocco e il Qatar.
Questo è il motivo per cui ex eurodeputati socialisti sono stati arrestati con l’accusa di corruzione. Tra le accuse c’era quella di aver lavorato per soldi per l’Emirato di Doha. Le accuse a carico di Pancheri da parte della procura federale di Bruxelles, sono state supportate anche da diverse intercettazioni telefoniche. E le discussioni che mostrano il costante coordinamento dei Pancheri e della loro squadra di collaboratori. Anche dopo la fine del suo mandato come membro della DPR. Ma facciamolo con ordine.
Visti per Doha
Tra le questioni considerate dagli inquirenti coordinati dall’investigatore Michel Cleese, ad esempio, sottile questione del rilascio visti per alcuni paesi extraeuropei, compreso il Qatar. A questo proposito, i socialisti spagnoli insieme ai loro omologhi italiani Giuliano Pisapia e Pietro Bartolo hanno ostacolato gli obiettivi di Panzeri: volevano estendere la proposta all’Ecuador e collegare l’esclusione al rispetto dei diritti umani. Una perdita di tempo dell’ex eurodeputato e dei suoi colleghi, che stanno facendo di tutto per ottenere i risultati desiderati il più rapidamente possibile. Il 1° dicembre la Commissione libertà civili, giustizia e affari interni (Libe) ha approvato una proposta di esenzione dall’obbligo del visto: Pancheri e colleghi ne sono felici. A breve, però, sarà necessario un voto in plenaria per il via libera definitivo. Un voto che non avverrà mai: lo scandalo Qatargate bloccherà tutto.
Cartella
I ricercatori hanno ricostruito il movimento delle settimane che hanno preceduto questo voto. E hanno svelato una rete di contatti e colloqui per ottenere un esito favorevole per Doha. Per capire meglio le dinamiche, bisogna risalire al periodo tra ottobre e novembre 2022: all’interno del comitato Libe ci sono state discussioni e movimenti. Innanzitutto i legislatori spagnoli si sono adoperati per estendere il problema all’Ecuador: il rappresentante iberico non si è tirato indietro, sostenuto dall’appoggio del presidente Juan Fernando López Aguilar, ex ministro della Giustizia nel governo Zapatero e uno dei principali pesi dell’Europa socialista Festa. La mossa non è piaciuta a un gruppo di parlamentari e collaboratori vicini ad Antonio Panceri, che per la Procura federale del Belgio è l’apice dell'”organizzazione criminale” al Parlamento europeo. L’aggiunta di nuovi emendamenti, infatti, rischia di rallentare l’intero processo.
Pancheri nervosismo al telefono
Ecco perché, secondo gli inquirenti, Pancheri e il suo gruppo di colleghi erano così nervosi in quel momento. Lo si è capito il 13 ottobre, quando l’ex sindacalista è stato monitorato telefonicamente. Erano poco più delle 18:30 e stava parlando con Giuseppe Meroni, allora assistente dell’eurodeputato Mark Tarabella, ex compagno di Bartol ma anche di Panzeri. Mancano pochi giorni alla scadenza per la presentazione di un emendamento alla proposta della Commissione europea di modifica del “Regolamento con un elenco di paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso di visto”. Meroni ha detto a Pancheri che “alcune persone presenteranno emendamenti”, tra cui “quelli che aderiscono” ai socialisti López Aguilar e Javier Moreno Sánchez. E questo, spiega Meroni, i cui uffici sono stati perquisiti nell’ambito delle indagini, non gli è piaciuto affatto. Non è riuscito a “convincere coloro che lo riguardavano” a non apportare alcuni emendamenti. Questo può ostacolare gli obiettivi della squadra. “È una battaglia persa”, ha detto Meroni. I due si sono poi confrontati con un parlamentare poco convinto: “Ha detto di essere stato deputato, ma non è affatto deputato, nel senso che non ha le caratteristiche di un deputato, è inutile dirsi l’un l’altro. E non c’è strategia per convincerlo. Nel primo senso fatto bene, poi in modo aspro, ma invano». Nel frattempo, ha detto, López Aguilar, che “invia un emendamento scritto dal governo dell’Ecuador” è diverso. A quel punto il Pancheri ha cercato di convincere il suo aiutante: “Stiamo proponendo un emendamento per fermare questa gente, quindi…”. Poi Meroni, scrivono ancora gli inquirenti, è stato “più tranquillo” perché la strategia dell’ex europarlamentare è rimasta intatta.
Ostacolo
Ma chi sono i parlamentari che bloccano la Pancheri? L’ex sindacalista è sempre stato estremamente attento al telefono, evitando spesso di pronunciare nomi e cognomi propri. Tuttavia, basta guardare la proposta pubblicata lo scorso 18 ottobre sul sito del Parlamento europeo per intuire di quale emendamento sia responsabile. Risulta così che Bartolo e Pisapia, il primo insieme al suo omologo spagnolo e l’altro autonomamente, hanno presentato due fotocopie dell’emendamento in cui si legge che “La Commissione deve regolarmente monitorare e riferire al Parlamento europeo sulla situazione dei diritti umani in i tre Paesi che beneficiano dell’esenzione dal visto e devono sospendere l’esenzione dal visto se si verificano violazioni nel Paese interessato. Tale disposizione deve applicarsi anche ai Paesi terzi i cui cittadini sono stati esentati dall’obbligo del visto”. Un punto importante per chi ha in mente gli interessi del Qatar, visto che l’emirato del Golfo è nella lista dei Paesi per i quali è stata chiesta l’esenzione dal visto, insieme a Oman, Kuwait e, su consiglio della Spagna, Ecuador.
Giorgia interviene
Ma sul giornale gli inquirenti che hanno scoperto i retroscena degli emendamenti avevano altre persone vicine a Pancheri. Ad esempio, c’è anche il suo ex assistente Francesco Giorgi. Gli investigatori hanno notato che “Georgi ha tenuto aggiornato Pancheri sullo stato di alcuni file costosi”. Ecco perché l’uomo di 35 anni è stato arrestato con il suo ex capo il 9 dicembre. Gli inquirenti hanno intercettato i due l’8 novembre, alle 9:38: durante la telefonata, Pancheri ha accennato a un incontro avuto di recente con Meroni. Durante l’incontro, ha detto, erano presenti “anche due persone scappate di casa”, e l’ex europarlamentare ha spiegato loro i prossimi passi: ovvero che “bisogna ripetere l’emendamento Pisapia…” e “lasciare le cose come stanno sono. Ecuador, perché è buono così.” Come dire che l’importante è voltare pagina.
La “voce fantasma” in Commissione
Meno di un mese dopo, il 1° dicembre, si è riunito il comitato Libe che ha approvato la proposta di visto anche per il Qatar. La squadra di Pancheri ha ottenuto quello su cui lavorava da settimane: è stato questo l’incontro in cui si è presentata la “voce fantasma” Eva Kaili, che non è un membro di questo organo parlamentare. L’ex vicepresidente dell’Europarlamento ha fatto passi da gigante sulla questione, tanto da volare a Doha per colloqui con i leader del Qatar e lodare pubblicamente le riforme dei diritti umani dell’emirato. Alla sessione ha partecipato anche Giorgi, la compagna di Kylie, che dopo una clamorosa approvazione per l’abbraccio e il “batti il cinque” avuto con il consigliere politico per gli affari esteri di S&D, Eltnar Mamedov, che è stato sospeso mercoledì dal gruppo del partito socialista. che lo ha anche denunciato alla polizia. Questa proposta doveva poi arrivare in plenaria, così come l’emendamento spagnolo in Ecuador: lo scoppio del Qatargate, però, ha impedito tutto.
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