La lotta alla mafia non conosce confini

Secondo il ministro della Giustizia italiano Marta Cartabia, la Germania è anche l’alleato dell’Italia nella lotta alla criminalità organizzata. Cartabia, ex capo della giustizia e membro di gabinetto del tecnocrate Mario Draghi, ha presentato lunedì all’ambasciata italiana a Berlino su invito dell’ambasciatore Armando Varricchio, i piani per rivedere il sistema giudiziario italiano.

Queste grandi riforme includono anche una guerra transfrontaliera contro la mafia, un tema importante anche in Germania, secondo Cartabia. La mafia ha spostato la sua sfera di attività sempre più a nord e ora sta cercando di ottenere meno successo con la criminalità violenta e mira invece a “penetrare affari legittimi”. Pertanto, la cooperazione tra le autorità giudiziarie è molto importante. Pertanto, l’attenzione particolare nella lotta alla mafia è “sul congelamento e confisca dei beni economici e finanziari delle organizzazioni criminali”. La lotta alla mafia richiede una “risposta globale”. Le leggi antimafia italiane varate dopo gli attentati del 1992 “sono diventate un modello da imitare nel mondo”.

Secondo Cartabia, la riforma giudiziaria italiana segue tre principi fondamentali che la Commissione Ue raccomanda nel suo rapporto sullo Stato di diritto per tutti gli Stati membri: deve essere garantita l’indipendenza, la qualità e l’efficienza del sistema. L’indipendenza è molto alta in Italia. Grazie alla costituzione del 1948 vi fu una netta separazione tra politica e magistratura. Anche i pubblici ministeri sono “completamente indipendenti dall’esecutivo e da altri rami della politica”. Tuttavia, nel DPR è in discussione la riforma del sistema giudiziario con due obiettivi principali. Occorre tracciare una linea di demarcazione più netta tra politica e magistratura. Ad esempio, un giudice che decide di candidarsi a un’elezione politica potrebbe non ricoprire più la funzione di giudice in futuro.

Inoltre, le procedure sono in corso di digitalizzazione in molti settori, sviluppi iniziati durante la pandemia e che ora vengono portati avanti, come ha detto Cartabia alla Berliner Zeitung. La digitalizzazione è facoltativa, ma seguendo un piano rigoroso non c’è differenza tra città e paesi o regioni. Anche in questo caso il processo deve essere accelerato. Le riforme, che saranno approvate dal Parlamento a Roma a metà giugno, dovrebbero anche garantire che le promozioni siano basate esclusivamente sul principio del merito.

In futuro, la giuria sarà supportata da un team di esperti. A tal fine è stata costituita un’autorità separata, che ha reclutato giovani laureati come impiegati o assistenti su larga scala e ha richiesto a ciascun tribunale di presentare un progetto per assumere questi impiegati. L’obiettivo è accelerare il processo. Cartabia vede un cambio di paradigma: “Da un giudice solitario che lavora da solo alla sua scrivania a un team di avvocati di una generazione diversa che lavora per i tribunali”. I critici vedono questo progetto e il previsto “monitoraggio” centrale dei procedimenti giudiziari come una minaccia all’indipendenza dei giudici. Cartabia non è d’accordo con questa obiezione perché l’organizzazione opera esclusivamente all’interno del sistema giudiziario.

La riforma giudiziaria è pensata in modo tale da cambiare radicalmente il sistema italiano, anche al di là delle elezioni parlamentari che arriveranno tra dieci mesi.

Calvina Fontana

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